L’accademia della fattura

È uscito sul Post un pezzo scanzonato che racconta di cosa deve fare, uno, per farsi pagare da un’università italiana.

Ringrazio Giacomo Papi, che mi ha proposto di scriverlo. Comincia così:

Magari avete una partita IVA, e dunque, per voi come per me, il mondo del lavoro funziona più o meno così: vi mettete d’accordo con un committente per una certa cosa da fare, definite nel modo più chiaro possibile i vostri compiti, i tempi e le modalità di consegna o di somministrazione, stabilite infine – dopo una trattativa piuttosto breve, in cui sostanzialmente annuite e accettate quel che vi è stato proposto trattenendo l’impulso di dire grazie – un compenso lordo e una o più date in cui emettere fattura. Tutto questo viene sancito dalla firma in calce a una Lettera di incarico.

Quando il fatidico giorno arriva, vi loggate con il vostro account a un sito per la fatturazione elettronica, compilate i campi (anzi: le “righe”) inserendo i dati del datore di lavoro, il suo codice univoco, la cifra pattuita, la marca da bollo, le modalità attraverso cui volete ricevere il denaro (bonifico, assegno, perfino contanti o Ri.Ba.), definite scadenze e esigibilità e inviate tutto al misterioso SdI, ovvero il Sistema di Interscambio – un’entità vasta e inesplorata, gestita dall’Agenzia delle Entrate, che riceve tutte le fatture, le controlla, le valida e le distribuisce, creando, immagino, un flusso continuo di documenti costantemente sorvegliati.

Il pezzo completo è qui