Il Philo-Atlas, ovvero il tempo letto attraverso lo spazio

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Quando, nel 1938, il Philo-Atlas: Handbuch für die jüdische Auswanderung (ovvero Filo-Atlante. Manuale per l’emigrazione degli ebrei) viene pubblicato a Berlino, è un oggetto per molti versi superato: contiene per esempio una mappa piuttosto dettagliata della Cecoslovacchia, uno Stato che, mentre il volume è in tipografia, viene di fatto divorato dalla Storia – quella stessa Storia dalla quale l’atlante vuole fornire una via di fuga.

Che cos’è il Philo-Atlas? È un’opera di reference, una mappa e un indirizzario – una sorta di Pagine gialle globale rivolto agli ebrei che si stanno organizzando per fuggire dalla Germania nazista; o, come è scritto nella prefazione, «è un dizionario ebraico specializzato, spiccatamente legato ai tempi attuali (…). I movimenti migratori ebraici dei nostri giorni hanno completamente trasformato la vita degli ebrei e hanno allargato di molto la sfera d’azione dell’assistenza sociale ebraica. Il singolo ebreo si trova di fronte a compiti e decisioni che richiedono una mole di conoscenze sia generali sia specificamente ebraiche. Il Philo-Atlas vorrebbe aiutare a trovare una risposta alle innumerevoli nuove domande. Ambisce a essere un prontuario per gli emigranti, una guida per gli immigrati e un anello di congiunzione tra gli emigrati e le persone rimaste».

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