Cronaca del mondo feroce VII

Dispersione
Faccio come se avessi ricevuto le monete, e ho il cappello pieno: posso continuare.
Sono tre scimmie, di diversa taglia. Sono incatenate alle braccia di tre marocchini in jeans e maglietta, e adesso mi stanno pesando sulle braccia e sulla testa. I tre uomini portano in giro le loro bestie per la piazza, le mettono addosso ai turisti per la foto e poi chiedono soldi. In Marocco tutti hanno qualcosa da proporre, e lo fanno con metodi bruschi, rapidi e spesso ineluttabili. Io ti offro di fare una foto con le mie scimmie, e dopo tu mi devi dei soldi. Non esiste il concetto – che cerco di spiegare senza successo – che, semplicemente, a me non me ne può fregare di meno di farmi fare una foto con una scimmia di cinque chili sulla testa (sul cappello), che non ho mai pensato di farmene fare una, e che non ho assolutamente intenzione di pagare per una cosa che non mi piace, che non ho chiesto e che mi è stata imposta. Continua a leggere “Cronaca del mondo feroce VII”

Cronaca del mondo feroce VI

Ancora sulla magnifica merce
La piazza è nera per i piedi e rosa per gli occhi. Tutto il peso del caldo della tarda mattina ci grava sulle spalle e ci bagna le palpebre. Nella Djema ci sono varie geografie, ma la prima è una geografia degli odori che è insieme una geografia della merce: a destra l’odore acidulo delle arance e degli agrumi segnala le lunghe file di carri dove si vendono le spremute. Scopriamo poi che non è solo da destra che viene odore di bucce e di sughi freschi, ma che in un certo senso questi bar elementari sono il primo, ampio anello di merci che circonda la piazza. Se partite dal centro e andate verso l’esterno, nella Djema, alla fine del vostro percorso troverete un arabo gentile che vi urla la sua spremuta. Una cerchia più interna è quella degli speziali, con le loro mille erbe e le mani nere con cui le scavano nei sacchi. Qui l’odore è più forte, anche se è ammazzato dal caldo e dalla stanchezza. Continua a leggere “Cronaca del mondo feroce VI”