Le forme del mondo – 4

Qualcuno, seguendo il filo di questo discorso, potrebbe pensare che io stia riducendo la questione della Complessità a un principio estetizzante, e che mi senta vicino al vecchio adagio dell’«arte per l’arte», e dunque vada predicando una sorta di disimpegno in nome della bellezza. Non è così: per qualche motivo, siamo cresciuti pensando che l’impegno, l’assunzione di responsabilità nei confronti del mondo, passi attraverso i contenuti. Ebbene, io non lo credo, voglio dire che non credo che passi solo ed esclusivamente attraverso i contenuti. Sorprendentemente trovo conforto, in questa mia convinzione, proprio in Calvino, all’interno di un saggio, La sfida al labirinto, che si trova in una raccolta decisamente più efficace e ben calibrata delle Lezioni americane: Una pietra sopra, pubblicata nel 1980. In questa sua Sfida al labirinto, Calvino scrive che l’estetismo, così come lui chiama quel movimento artistico che predica la bellezza per la bellezza, fu una risposta che la cultura offrì allo “scandalo” della Prima rivoluzione industriale, che era «antiumanistica e impoetica». Bisognava che l’arte reagisse in qualche modo davanti all’industrializzazione del mondo, che lo imbarbariva e portava in primo piano le piccinerie di una classe, quella borghese, che non aveva senso della cultura: e questa risposta fu appunto «la religione della bellezza fuori dallo spazio e dal tempo». La bellezza, sembra dire Calvino in questo saggio, è una mossa politica. Continua a leggere “Le forme del mondo – 4”

Sylvie Richterová, Il secondo addio

Questa recensione è uscita ieri su TuttoLibri della Stampa

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Quinto romanzo di Sylvie Richterová, scrittrice ceca emigrata nel nostro Paese all’inizio degli anni Settanta e che ha continuato a scrivere nella sua lingua madre, Il secondo addio arriva in libreria grazie a Miraggi edizioni e alla traduzione di Alessandro De Vito – e vi arriva dopo un’attesa di quasi trent’anni, visto che la sua redazione è del 1994. Storia curiosa, ma tutto sommato non insolita, quella dei libri di Richterová, di cui questo Secondo addio può essere preso a emblema: prima opera composta dopo la caduta del regime, il romanzo (se questa definizione ha senso, ma ne parliamo tra poco) poté uscire a Praga, ed era la prima volta che un libro di Richterová arrivava nelle librerie ceche. Ma era stato scritto in Italia, da qualcuno che aveva lasciato la madrepatria da oltre due decenni e che sapeva non vi avrebbe mai fatto ritorno. Fu tradotto in alcune lingue europee ma, curiosamente, non nella nostra, e così sembra che il destino di ciò che Richterová scrive sia, per un motivo o per l’altro, quello di avere difficoltà di diffusione.
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